Roma 19 giugno 2018
PINA TERENZI E' LA NUOVA PRESIDENTE DONNE IN CAMPO -CIA
Eletta dall’Assemblea riunita a Roma. Al centro dei lavori i cambiamenti climatici: hanno già causato 10 mld di danni all’agricoltura. Oltre le buone pratiche, serve un Piano di adattamento nazionale
Il ruolo delle donne in agricoltura è vitale ed è legato strettamente a una visione multifunzionale e sostenibile del settore, che coniuga la produzione di cibo con welfare, socialità, tutela di suolo e paesaggio, salvaguardia di risorse e biodiversità. Queste le parole di Pina Terenzi, eletta nuova presidente nazionale di Donne in Campo della Cia-Agricoltori Italiani. Imprenditrice vitivinicola di Serrone, nel Frusinate, 47 anni, è stata nominata dall’Assemblea elettiva, riunita il 19 giugno 2018 a Roma all’Auditorium Giuseppe Avolio e composta da delegate in rappresentanza di tutta Italia. Già Vicepresidente Vicaria, succede a Mara Longhin, che ha guidato l’associazione negli ultimi 10 anni.
“Donne in Campo è un bene comune, è un patrimonio collettivo importante –ha affermato Mara Longhin nella sua relazione all’Assemblea- dove ognuna di noi deve mettere il suo contributo. Essa è il contenitore dove tutte noi coltiviamo con cura devota l’atto creativo di immaginare il futuro, di saper rappresentare e richiamare la memoria storica, attualizzarla nella dimensione presente e proiettarla nel futuro. E’ questo il processo femminile messo in atto dalle agricoltrici nella loro funzione di rappresentanza”.
Proprio il binomio “clima e agricoltura: adattamento e azioni positive” è stato al centro dei lavori dell’Assemblea di Donne in Campo-Cia, sotto lo slogan “Il respiro della terra”. L’innalzamento delle temperature (1,5-2°C fino al 2050) sommato agli squilibri metereologici, con l’aumento degli eventi estremi e degli episodi siccitosi, ha conseguenze dirette sul settore primario, riducendo le produzioni e cambiando la geografia delle colture e delle tecniche agricole, con rischi per la sicurezza alimentare e la disponibilità di acqua. Eppure, nonostante rappresenti uno dei settori più colpiti con oltre 10 miliardi di euro di danni già causati dal cambiamento climatico nell’ultimo decennio, proprio la buona agricoltura è quella che mitiga l’effetto serra e riduce le sue emissioni (-25%), produce energie rinnovabili (+690%), limita il consumo di acqua e di pesticidi (-27%), aumenta le superfici biologiche (+56%) e ha un ruolo fondamentale nell’assorbimento di anidride carbonica, giungendo a “sequestrare” circa 0,5 tonnellate di carbonio per ettaro l’anno. “Bisogna puntare sulle buone pratiche agricole -ha spiegato nella sua relazione sul clima Lorenzo Ciccarese dell’Ispra e Premio Nobel per la Pace 2007- e insistere sulla sensibilizzazione di tutta l’opinione pubblica ricordando che il clima è solo una parte di un sistema più complesso di cui tenere conto”.
Per questo, Donne in Campo, con Cia, ha chiesto al Ministero delle Politiche agricole di lavorare fin da subito a un Piano dedicato, che tratti l’adattamento al cambiamento climatico al pari della mitigazione, e che questo pacchetto confluisca nel Piano strategico per la nuova Pac che ogni Stato membro dovrà definire. Un piano in cui dovranno trovare spazio le azioni positive che vengono dall’agricoltura, le esperienze di adattamento, le buone pratiche e le tecniche agricole sostenibili già messe in campo da chi coltiva la terra, con incentivi specifici e maggiore investimento sul suolo, l’irrigazione, le rinnovabili agricole e la bioeconomia.
“Donne in Campo-Cia vuole continuare in questa direzione -ha detto Terenzi-. Far camminare insieme etica e business, tradizioni contadine e nuovi mercati, innovazione green per produrre di più inquinando meno e resilienza all’avanzata di cemento, incuria e degrado, che hanno già cancellato 2 milioni di ettari coltivati in vent’anni, acuendo i fenomeni di dissesto idrogeologico e gli effetti dei cambiamenti climatici”.
“Le donne sono un esempio di sostenibilità e possono giocare una funzione primaria nelle strategie di mitigazione e adattamento al clima -ha evidenziato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, chiudendo l’Assemblea-. Sono le custodi operose dei suoli e della loro fertilità e un argine contro il rischio desertificazione che coinvolge il 20% della superficie italiana. Sono una risorsa per tutta l’agricoltura e uno dei driver vincenti per il progresso del settore, anche nella lotta ai cambiamenti climatici”.