DALLA SALVAGUARDIA AL RECUPERO DEI TERRITORI. COLTIVIAMO LA LIBERTA' DI IMMAGINARE IL FUTURO!


Nutrire il suolo, ricamare paesaggi, intessere comunità rurali: questa l’agricoltura da cui ripartire

7 giugno 2016

Sono arrivate in tante da Trentino, Sicilia, Liguria, Calabria, Lombardia, Basilicata, Veneto, Puglia. Ma anche da Marche, Lazio, Toscana Umbria e Abruzzo: sono le Donne in Campo che hanno gremito il 7 giugno 2016 a Roma la Sala dell’Arancera, nello splendido scenario dell’Orto Botanico, accolte amabilmente da Loretta Gratani Prof. Di Ecologia vegetale dell’Università di Roma e Direttore del la struttura.

E’ arrivato secondo noi il momento di passare dalla logica dell’impegno per la salvaguardia a quella del recupero del territorio che ci vede soggetti attivi affinché i nostri luoghi possano diventare un bene comune, economico, sociale di vita e di benessere per le comunità”, ha affermato la Presidente Donne in Campo Mara Longhin aprendo l’iniziativa nazionale Donne in Campo e salutando l’arrivo del viceministro alle Politiche agricole Andrea Olivero, cheassieme a quello delle Senatrici Maria Teresa Bertuzzi e Leana Pignedoli, rispettivamente membro e Vicepresidente della Commissione agricoltura del Senato, hanno dato la misura dell’attenzione delle istituzioni ai temi posti in luce. "Abbiamo bisogno di una triplice sostenibilità: ambientale, economica e sociale -ha affermato Olivero- e l'imprenditoria femminile è davvero una delle basi fondamentali da cui partire per raggiungere questo obiettivo. La sfida della sostenibilità è prioritaria e le donne la sostengono con un lavoro che è culturale da un lato e pratico dall'altro. Nella convinzione che l'agricoltura, e l'agricoltura sostenibile, porta benefici non solo a se stessa ma a tutti".

E’ con l’intervento di Andrea Giubilato che si è entrati quindi nel merito della prima sessione ‘Nutriamo il suolo’: l’agronomo di fama ha spiegato alla platea la genesi della terra, la sua struttura complessa e vitale fornendo informazioni tanto fondamentali quanto trascurate sull’elemento produttivo fondamentale: come coltivare tutelando la vitalità del suolo.

Sono seguite le testimonianze relative al tema della fertilità terra di Renata Lovati (Presidente Donne in Campo Lombardia) che ha descritto la conversione al biologico della sua azienda zootecnica in provincia di Milano e le ripercussioni positive sulla capacità del suolo di assorbire le piogge anche in caso di eventi estremi e di Sara Tomassini (Pesaro) che coltiva circa 40 ettari di terreno collinare ripartito in 800 olivi, 1260 more da rovo, legumi e cereali antichi, imponendosi come dovere primario ed assoluto quello di garantire la fertilità del suolo e di sensibilizzare le persone sia al piacere di vedere un paesaggio vero e naturale avvalendosi anche della collaborazione della ricerca universitaria.

La seconda sessione ‘Ricamiamo Paesaggi’ è aperta dalla studiosa di paesaggio agrario Anna Kauber che ha delineato con chiarezza la relazione che intercorre tra la bellezza dei paesaggi e benessere umano e l’elevatezza del lavoro silenzioso che gli agricoltori italiani hanno svolto nei secoli.

Gli interventi di Paola Deriu (Presidente Donne in Campo Lecce) architetto e agricoltrice nel Salento e Donatella Manetti (Presidente Donne in Campo Marche) e del loro impegno a rispettare nelle loro aziende gli elementi architettonici tradizionali e la varietà biodiversa vegetale ha offerto un quadro di concretezza e consapevolezza alla sessione.

Ma è infine dell’immaginazione agricola che ha parlato Natascia Mattucci Prof.ssa di Filosofia politica all’università di Macerata nella sua relazione alla terza sessione ‘Intessiamo comunità rurali’. “Coltivare la capacità immaginativa per saper rappresentare e richiamare la memoria dei luoghi (storica e agricola), saperla attualizzare nella dimensione presente e proiettarla nel futuro. E’ questo il processo femminile messo in atto dalle agricoltrici quando, così come rileva l’Associazione Donne in Campo, si impegnano nella rivitalizzazione di zone rurali abbandonate. Quella del recupero e sviluppo di zonerurali – ha continuato la Mattucci - rappresenta il sentiero da percorrere nel futuro”.

Si sono svolte su questo tema le testimonianze di Lorraine Flynn che trasferitasi ad Orsigna (Pistoia) dall’Irlanda ha iniziato per passione la pastorizia e il recupero della lavorazione tradizionale dei formaggi locali ridando vita all’economia di luoghi che rischiavano lo spopolamento e Laura Bargione di Palermo che, emozionando la platea, ha descritto l’attività di recupero della produzione di olive da olio e di uva da vino con caratteristiche organolettiche di alta gamma svolta dalla sua azienda ma soprattutto l’impegno nel sociale che vede un forte impegno della sua famiglia agricola nel recupero e della crescita di giovani e adulti portatori di diversi tipi di disagio.

“Perché ripartire dall’Agricoltura per rilanciare lo sviluppo del Paese Italia?- ha chiesto Mara Longhin concludendo le sessioni- Noi sappiamo che l’anima agricola dell’Italia non è stata cancellata. Lo vediamo dalle iscrizioni agli Istituti agrari, dalla voglia di tornare alla terra di tante donne, di tanti uomini. È in questa logica che abbiamo voluto meditare sul modello di agricoltura; riflettere da dove vogliamo ripartire per il rilancio del nostro paese Italia. Dipende tutto da ognuno di noi (che apparteniamo o meno al mondo agricolo), ognuno abbia la consapevolezza che con le sue scelte determina il futuro di quel territorio, dell’agricoltura italiana e delle nostre comunità. Riprendiamoci quindi la liberà di scegliere, ridisegniamo il nostro futuro”!

Ha concluso la mattinata Dino Scanavino, Presidente nazionale della Cia, che portando il saluto della Confederazione ha rilevato come la visione delle agricoltrici sia feconda per tutto il settore e indichi una via importante, perché le donne sono un’enorme risorsa per il settore e uno dei driver vincenti per lo sviluppo, la tenuta e la crescita del Paese”.

La splendida tavola imbandita dall’Agricatering Donne in Campo Teramo di Anna Maria Di Furia con i suoi colori sgargianti e i cibi prodotti direttamente dall’agricoltura ha offerto un percorso sensoriale e un tocco di euforia ai partecipanti, che hanno concluso la giornata con una visita collettiva all’Orto Botanico.

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