INTERVISTA A PINA TERENZI: “L’AGRICOLTURA DEL FUTURO PRODURRà BENESSERE E SALUTE”


18/03/2024

by Francesco Carrubba

La Presidente di “Donne in Campo” Pina Terenzi ci ha parlato dell’imprenditoria femminile in Italia, di climate change e del perché esistono “più agricolture”

Imprenditrici ed esperte portano “un vento nuovo” nel mondo del vino: ne è sicura Pina Terenzi, presidente nazionale di Donne in Campo della Cia-Agricoltori Italiani e imprenditrice vitivinicola del Frusinate. Ma per uscire dalla crisi occorre lavorare “su politiche più eque” e sulla “multifunzionalità” della terra: “Abbiamo bisogno di più agricolture, specialmente quella femminile”. Ecco la nostra intervista.

La percezione del settore vitivinicolo potrebbe essere quella di un mondo perlopiù maschile: qual è oggi lo status delle donne nel vino?

Da tempo il settore vitivinicolo è considerato un mondo prevalentemente maschile, ma negli ultimi anni le cose stanno cambiando. Sempre più donne sono legate al mondo del vino ricoprendo ruoli di importanza strategica per le aziende. Andiamo dalle sempre più numerose titolari di azienda ad enologhe, agronome, responsabili commerciali, comunicatrici.

Questo ha portato nel mondo del vino un vento nuovo. E l’enoturismo si è sviluppato grazie alla visione delle donne di aprire le porte dell’aziende per condividere con gli enoappassionati – e non – uno stile di vita, una filosofia di produzione ma soprattutto una visione dell’agricoltura innovativa e rispettosa dell’ambiente.

Quante sono attualmente le imprenditrici agricole italiane?

Attualmente sono oltre 200.000 – circa il 28-30% – le imprenditrici agricole italiane capoazienda. E’ un valore notevole se pensiamo che sono impegnate in un settore importante e strategico come la produzione di cibo, la tutela del territorio e della biodiversità per produrre salute, benessere e cultura del nostro Made in Italy.

L’appello di “Donne in Campo” per l’assenza delle imprese femminili da fondi e misure ha già avuto qualche riscontro?

Il nostro appello ha origini lontane. Da tempo chiediamo l’istituzione presso il Masaf di un ufficio permanente con un osservatorio che abbia l’obiettivo di studiare le necessità delle imprese agricole femminili e quindi elaborare politiche attive per il lavoro in questo settore strategico.

Perché, secondo lei, è più corretto parlare di agricolture e non di una sola agricoltura?

Il concetto di più agricolture è molto importante. Noi pensiamo che diversi tipi di agricoltura possano esistere e coesistere, dalle produzioni delle grandi aziende fino alle produzioni di nicchia delle piccole e micro-aziende che principalmente tengono in piedi le nostre aree rurali in particolare le aree interne.

Il concetto è utile peraltro a rafforzare la sicurezza alimentare delle nostre comunità. Occorre guardare a nuovi fronti che, oltre a consolidare la produzione food che deve rimanere la missione principale dell’agricoltura e che va tutelata e difesa, si cimentino anche in quella non food per portare il settore “oltre la multifunzionalità“.

Ci vogliamo cimentare in nuovi compiti quali: produzione di energia, materiali per abitazione, piante aromatiche per l’industria farmaceutica ed erboristica, materiali per tessuti e tinture naturali, conservazione e ripristino della biodiversità, coltivazione e cura delle foreste, educazione dell’infanzia, bellezza, paesaggio, turismo e benessere.

Vediamo l’agricoltore del futuro come un vero produttore di benessere e di salute. Per questo pensiamo che lavorando su politiche più eque e garantendo la sinergia tra più modelli di agricoltura si possa uscire da una crisi che ha visto una forte riduzione del numero di aziende negli ultimi venti anni. Abbiamo bisogno di più agricolture, specialmente quella femminile.

Quali sono i progetti di “Donne in Campo”?

Donne in campo da sempre lavora per diffondere la visione femminile dell’agricoltura e per affermare che la diversità è un valore e una ricchezza. Oltre ad essere un luogo di incontro dove si condividono esperienze, si lavora anche per elaborare temi, visioni e proposte per l’agricoltura tutta, non solo quella femminile, in riferimento a temi che hanno a cuore l’ambiente, il paesaggio, la biodiversità ma soprattutto le comunità in cui vivono.

Fra le priorità del suo mandato da Presidente, c’è la lotta per il clima: quali sono attualmente gli effetti dei cambiamenti climatici?

Nel drammatico avanzare dei cambiamenti climatici che assumono un ritmo che nessuno avrebbe potuto immaginare solo qualche anno fa, siamo perfettamente consapevoli che le prime vittime sono le nostre aziende e l’agricoltura nel suo complesso, Made in Italy compreso.

I cambiamenti climatici provocano incertezza nelle produzioni e nel rispettare la stagionalità delle produzioni stesse perché oramai è tutto stravolto. Così l’agricoltore si trova a dover affrontare sfide sempre più grandi su come gestire eventi estremi e come su tutelarsi. Ma dobbiamo affidarci al buon senso e ad una sempre più costante collaborazione con la ricerca per capire come continuare ad operare.

Qual è il suo bilancio del progetto “Il Manifesto delle donne per la Terra”?

Con la stesura del Manifesto si chiede alle donne “Un’alleanza fortissima per la vita, l’ambiente e la pace”. E’ stato sottoscritto da molte persone, donne, uomini, associazioni nazionali ed internazionali che credono in questi valori. Lo scorso mese abbiamo incontrato una delegazione di imprenditrici indiane. Con loro abbiamo condiviso la visione del manifesto ed i suoi contenuti conoscendo anche le problematiche ed i successi di altre realtà che possono arricchirci. Mai come oggi la strada che l’umanità ha intrapreso ha bisogno dei concetti del manifesto e di valori all’apparenza invisibili ma importanti.

Come produttrice di vini, quali sono le maggiori difficoltà che il settore sta affrontando in questo momento?

Ci sono le difficoltà che affrontano tutti i produttori agricoli. A queste si aggiungono i cambiamenti climatici che provocano incertezza nella produzione a causa anche di fitopatologie che mettono in serio rischio le produzioni: vedi il problema della peronospora la scorsa vendemmia.

Poi c’è l’aumento vertiginoso dei costi delle materie prime che rendono difficoltosa la produzione e la commercializzazione dei prodotti. A ciò si somma nonché l’aumento dei costi di trasporto che incidono sempre di più nel permettere l’approvvigionamento di prodotto sui mercati nazionali ed esteri.

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